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Strage di Nassiriya e Battaglie dei Ponti: Quale lezione apprendere?

Il 12 novembre 2003 avvenne il primo grave attentato di Nassiriya pianificato da Militanti di Al-Qaida, alle ore 10:40 ora locale (le 08:40AM in Italia), un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti l'ingresso della base italiana dei Carabinieri (non sufficientemente protetta con pesanti rallentatori stradali dal ponte all'entrata), provocando successivamente l'esplosione del deposito munizioni e la morte di 28 militari tra Carabinieri, Militari e civili.
Kill ratio di un conflitto asimmetrico è stato 28 defender:201 aggressors = circa 7 defenders : 50 aggressors in quelle condizioni storiche ed ambientali in senso lato, ma i dati potrebbero diventare differenti, se il contesto tattico fosse in futuro molto diverso...

Per battaglia dei ponti di Nassiriya si intendono vari flashpoint accaduti in pochi mesi dopo l'attentato del 12 novembre 2003, in cui dal 6 aprile alla fine di maggio 2004, si svolsero diverse battaglie tra le truppe italiane e l'Esercito del Mahdi; i militari italiani furono impegnati nella città in diversi scontri , in cui vennero sparati oltre 30mila proiettili, per il controllo di tre ponti che permettevano il passaggio del fiume, nel quale furono feriti lievemente undici bersaglieri; le perdite irachene furono pesanti circa 200 insorti.
Nell'interessante fimato del 2003 IMHO appaiono alcuni elementi tattici da rilevare:
  • Carenza di comando e controllo tra HQ e le forze in campo: Carabinieri, Consubin, Esercito, spesso non sembrano esserci comunicazioni radio dirette tra i tre corpi in azione, non c'è una sicura manovra coerente di terra, con fuoco incrociato per il supporto delle proprie truppe.
  • Assenza di armi a tiro curvo (mortai leggeri e/o pesanti) dispiegate nei capisaldi italiani, per dare supporto d'artiglieria per battere l'altra sponda del fiume, non a tiro di armi a tiro dritto.
  • Assenza di visori notturni tra le truppe italiane.
  • Il ruolo dei marksmen nei fireteam italiani è importante, i marksmen sono moltiplicatori di forza per l'unità in cui sono dispiegati
  • Assenza di supporto aereo tattico per le truppe a terra italiane (niente elicotteri mangusta e/o C27/C130 in modalità spectre, oppure AB412 con lanciarazzi e mitragliatrici pesanti come cannoniere volanti, a disposizione delle truppe a terra)
  • Fortunatamente l'assenza di Dragunov tra gli insorgenti nemici.
  • Vulnerabilità di alcuni capisaldi italiani rispetto ad altri, ai lanci di RPG nemici
  • Scarso addestramento degli insorgenti.
  • Assenza di reti GSM ed UMTS usati dagli inosorgenti in modo abusivo, per comunicare e sviluppare una manovra razionale e coordinata contro le truppe regolari.
  • Assenza di MANPAD missile nessuna presenza di droni/minidroni minati oppure armati con armi leggere volanti, in uso agli insorgenti; tutti dispositivi pericolosi sia per elicotteri, aerei/aeroporti ed impianti ottici/radio sofisticati di MBT/APC quanto per la fanteria a terra
  • Assenza negli insorgenti di jammers radio e GPS per interdire parte delle comunicazioni e degli equipaggiamenti sofisticati in uso alle truppe regolari.
  • Il 2003 non era ancora l'era dei droni e minidroni connessi a pad tattici, ma sicuramente dei mini droni dotati di telecamera HD/infrarossi avrebbero fatto molto comodo alle truppe a terra per dominare il campo di battaglia, osservando le manovre nemiche. Ovviamente tali mezzi tattici sarebbero utili alle truppe di fanteria solo in contesti asimmetrici, ossia con nemici non dotati di jammer ad ampio spettro oppure, con nemici non equipaggiati di droni con jammers ad ampio spettro oppure insorgenti non dotati di tablet/smartphone dotati di jammer

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