Immaginiamo che l'Italia esca dall'Euro e torni alla Lira, che cosa succederebbe a livello Microeconomico?!
E' logico supporre che ci sarebbero subito le file agli sportelli bancomat ed alle banche, i risparmiatori vorrebbero subito portarsi a casa i propri risparmi (la moneta cattiva della Lira, scaccia la moneta buona come l'Euro che sarebbe tesaurizzata da famiglie/imprese) ma ovviamente questo sarebbe loro impedito, gli sportelli bancari resterebbero chiusi e funzionerebbero solo pochi bancomat i quali erogherebbero Lire.
Immaginiamo che durante il periodo di conversione circa 7 giorni di doppio regime valutario, supermercati, benzinai, banche, assicurazioni sarebbero i polmoni che assorbirebbero la cartamoneta Euro con un cambio 1:1 in Lire. Immaginiamo anche che durante il periodo di transizione, l'unica moneta utilizzabile dai correntisti con continuità fosse la monetica (carte di debito, credito, rollover) in quanto le transazioni commerciali sarebbero dei banali dati digitali, quindi da subito potrebbero essere immediatamente valorizzate in Lire senza il problema di dover sostituire la cartamoneta Euro con nuova cartamoneta Lira.
La variazione monetaria sarebbe pari a 20'000/M1=20'000/5'000=+400% calcolata su M1
La variazione monetaria sarebbe pari a 20000/M1 allargata=20'000/35'000=+57.14% calcolata su M1 allargata.
Poichè Bankitalia avrebbe fatto una politica espansiva in Lire, dovrebbe poi difendere la Lira sui mercati finanziari, per cui dovrebbe elevare il Tus: ma di quanto dovrebbe crescere il Tus per proteggere la Lira?!
La teoria quantitativa della moneta dice che M*V=P*Q
M=la quantità di moneta presente nel sistema economico, può essere misurata in vario modo conteggiando la cartamoneta e la moneta bancaria, oppure aggiungendovi anche le Attività Finanziarie (M1 allargata)
V=è la velocità di circolazione della moneta, questo parametro non ha un valore costante ma muta a seconda del ciclo economico, in un periodo espansivo la velocità di circolazione cresce, in un periodo recessivo la velocità di circolazione rallenta.
P=è il livello generale dei Prezzi, l'ISTAT lo stima in vario modo con campioni diversi, avendo risultati ovviamente diversi da usarsi per i propri scopi, ma tale informazione è facilmente calcolabile anche dal consumatore nel periodo successivo costruendo un campione di beni che di solito compra.
Q=è la quantità di reddito prodotta in termini REALI nel paese, questo dipende dalla funzione di produzione e dal numero di occupati, quanto dagli investimenti che sono già stati fatti ossia dalla massa di brevetti di cui si può disporre e sopratutto dalla struttura del tessuto economico presente in un paese che determina la capacità di produzione con beni che siano utili e competitivi.
Nel 2015 il dato della crescita del Pil in Italia è stato negativo.
Nel 2016 il dato della crescita del Pil è stato appena positivo.
Nel 2017 le stime sono di un pil galoppante (ma il dato del primo trimestre ISTAT proviene da un campione distorto, in quanto il vero dato del gen-feb-mar-2017 è negativo, infatti in tutta europa ed anche in Italia l'inflazione nel 2017 è cresciuta e non è diminuita, come NON INDICA il campione distorto dell'ISTAT) per cui il dato di crescita REALE del Pil, ossia di Q è molto modesto, analogamente sarà modesta anche la velocità di circolazione della moneta.
Poichè Q e V hanno dinamiche viscose, si può assumere che tali grandezze si muoverebbero più o meno dello stesso valore, per cui ne segue che la relazione matematica M*V=P*Q può essere riscritta come M/P=k da cui dM/dP=k
Un'ingente variazione monetaria, crea inflazione da cause monetarie.
Questo fenomeno economico è noto da tantissimi secoli, fu osservato per la prima volta in Spagna poco dopo il 1492. Piovvero in Spagna larghe quantità d'oro provenienti dal Sud America, tuttavia all'epoca in Spagna il tessuto economico aveva una dimensione artigianale, la sua curva di offerta era rigida, per cui il livello di produzione di selle, spade, cibo, vestiti rimase lo stesso ed essendoci molto più oro in giro per la Spagna, si creò una crescita del livello generale dei prezzi semplicemente perchè c'era più moneta di quanti beni reali si potessero acquistare.
Un secondo tipo d'inflazione nota in economia (che ormai è scomparsa da decenni nei paesi del primo mondo) è l'inflazione da Domanda o Keynesiana. Nel paradigma keynesiano le curve di domanda si suppone che siano elastiche mentre le curve di offerta si suppone che siano rigide. Una crescita della domanda si tramuta in nuovi investimenti e maggiore occupazione, tuttavia da molti decenni nei paesi del primo mondo le curve di domanda sono rigide (perchè i mercati sono saturi) mentre le curve d'offerta sono elastiche (in quanto anche gli artigiani, piccoli imprenditori, aziende marginali hanno imparato a produrre con metodologie Just In Time). Questa è la ragione per cui il paradigma keynesiano, quanto le politiche di finanza funzionale perorate dai politici, in realtà sono bollite e non funzionino più nei paesi del I°mondo, specie in Italia!.
Quindi in soldoni dM/dP=k per cui la variazione monetaria sarebbe pari a
20000/M1=20000/5000=+400% calcolata su M1 mentre la variazione monetaria, sarebbe pari a 20000/M1 allargata=20000/35000=+57.14% se calcolata su M1 allargata.
Dopo il cambio iniziale di Euro 1: Lira 1 assumendo che sul mercato finanziario la Lira fosse quotata con meccanismo Certo per Incerto, quanto varrebbe la Lira dopo un anno?!
L'Euro continuerebbe a valere E1.00 anche dopo un anno essendo moneta a bassa inflazione, ma 1 Lira dopo un anno non varrebbe più una Lira, la Lira si sarebbe svalutata per lo meno del -57% per l'inflazione da cause monetarie al primo anno, ossia una lira dopo un anno, varrebbe 1*(1-0.57)=0.43 lire, di conseguenza occorrerebbero 1/0.43=2.32 lire per acquistare un Euro, con un'inflazione importata del +232%=2.32/1
Inflazione importata: è un'altra fonte d'inflazione che l'Italia dovrebbe subire in quanto il petrolio, il gas, l'energia elettrica comprata dalla Francia in Euro, le materie prime ed i semilavorati, le auto tedesche, i medicinali stranieri e quant'altro di utile per alimentare il sistema economico italiano, dovrebbero essere pagati comprando valuta estera, che nella migliore delle ipotesi causerebbe un'inflazione importata perchè i maggiori costi negli acquisti sarebbero in larga parte scaricati all'interno del sistema economico.
Ci sarebbero investitori esteri disposti ad allocare una parte del loro portafoglio in Lire per diversificare?
No! non ci sarebbero investitori stranieri sani di mente che domanderebbero Lire in quanto l'Italia sarebbe un paese PEONES che al primo anno avrebbe un'inflazione interna del +57% o +400% (se calcolata su M1) mentre dal secondo anno, si dovrebbe aggiungere anche l'inflazione importata per circa +232%. Nessun investitore sano di mente, allocherebbe i propri risparmi comprando titoli di stato italiani o detenendo Attività Finanziarie in Lire, dato che queste subirebbero una fortissima svalutazione e sarebbero cartastraccia, essendo incapaci di mantenere il valore nel tempo.
Per queste ragioni, Bankitalia dovrebbe tenere necessarimente alto il TUS proprio per difendere la Lira sui mercati finanziari, cercando d'invogliare gli investitori stranieri a detenere qualche attività finanziaria in Lire, ma di quanto sarebbe alto il TUS italiano?!
inflazione da cause monetarie: +57%
crescita economica: circa +1%
inflazione importata: +232%
rischio paese: per convenzione circa il 90% dell'inflazione quindi 0.9*(232+57)=+260%
Totale stima a spanna larga TUS=57%+1%+232%+260%=550%
Operai, impiegati, pensionati, disoccupati tutti i soggetti a reddito fisso vedrebbero deteriorarsi rapidamente il proprio salario reale W/P ed è facile dimostrare che se la passerebbero sempre peggio, con un'inflazione per cause monetarie e nel secondo anno inflazione da cause monetarie + inflazione importata.
Lo Stato italiano pesantemente indebitato, sarebbe felice d'avere un'inflazione galoppante, in quanto brucerebbe tutto il proprio debito, trasformandolo in carta straccia!.
Non sarebbero felici le Assicurazioni, Fondi Pensione di categoria e personali i quali vedrebbero le proprie riserve matematiche evaporare rapidamente, perdendo nel tempo valore e non essendo capaci di far fronte ai propri impegni e rischi e cercherebbero di convertire il proprio attivo in beni di rifugio: oro, argento, diamanti, immobili. Oltre ad esserci un mega deficit della bilancia dei pagamenti dato che molti cercherebbero di portare i denari all'estero, così come è stato nei periodi d'alta inflazione durante 1970s
Le aziende italiane che ancora non avessero chiuso, per sopravvivere sarebbero costrette a delocalizzare trasferendo sede legale e stabilimenti dentro l'area Euro e fuori dalla Lira, in quanto in un ambiente ad alta inflazione le aziende chiudono e non possono sopravvivere!. Infatti il costo del denaro che un imprenditore italiano dovrebbe pagare rivolgendosi al sistema bancario (canale indiretto, notoriamente il più usato dagli imprenditori italiani ed anche più costoso fonte di finanziamento rispetto al canale diretto) sarebbe qualcosa come:
inflazione da cause monetarie: +57%
crescita economica: circa +1%
inflazione importata: +232%
rischio paese: per convenzione circa il 90% dell'inflazione quindi 0.9*(232+57)=+260%
rischio di settore: per convensione circa il 90% del TUS quindi 0.9*550=495%
Totale stima a spanna larga PRIME RATE=57%+1%+232%+260%+495%=1045%
L'Italia infatti quando è entrata nell'Euro aveva promesso che avrebbe dovuto abbassare il debito, Bankitalia convinse i tedeschi che, in prospettiva l'Italia risanando avrebbe esportato risparmio, dato che il debito pubblico ripagato si sarebbe trasformato in un flusso di valore che avrebbe dovuto essere investito in qualcosa, trovando una domanda calante di titoli di stato Italiani.
La realtà è stata l'esatto contrario: non solo l'Italia ha espanso il proprio debito pubblico sfondando ogni record storico in termini assoluti, ma ha anche costretto paesi europei a sottoscrivere parte del debito pubblico italiano, oltre a classare una larga fetta del proprio debito, all'estero.
Qualche mentecatto potrebbe eccepire che avendo la Lira svalutata, l'Italia potrebbe esportare più facilmente in Europa e nel mondo. Tale affermazione è falsa!.
La triste realtà è che il contesto delle svalutazioni competitive è un tempo passato e non più ripetibile, anche perchè esistono nel mondo paesi come Cina, Sud Korea, Giappone, Taiwan, tigri asiatiche, India, che producono ottimi prodotti con crescente qualità ed alto valore aggiunto, larghe economie di scala e dimensione, inserendo dei prodotti una crescente presenza di brevetti, in quanto in tali paesi esiste un tessuto economico di grandi aziende che è molto più capace di fare ricerca e sviluppo applicata per ottenere vantaggi competitivi.
In breve tempo quindi in un contesto d'alta inflazione, è molto probabile che oltre ad una rapida accelerazione della desertificazione economica, poi detonerebbero come reazione al deserto economico molti processi socio-istituzionali dissolutivi e disgregativi non reversibili. Vaste aree del paese, cercherebbero di tutelarsi dalla rovina del ritorno alla Lira, cercando di separarsi dall'Italia per rientrare in Fort Euro in modo autonomo, i problemi di ordine pubblico si trasformerebbero rapidamente in problemi di carattere militare!
Probabilmente, sarebbero i paesi dell'Est Europa che dal punto di vista economico trarrebbero più giovamento dall'implosione italiana.
A livello microeconomico, si svilupperebbe un processo che condurrebbe a punti di equilibrio che la macroeconomia definirebbe instabili: con più inflazione e con più disoccupazione e con meno reddito, esattamente come evidenziato da un modello IS-LM o dall'analisi di modello di lungo periodo di Phelps sui sentieri del binomio (inflazione, disoccupazione).
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La parola ai lettori: ITALExit, opportunità di crescita o colpo di grazia?
E' logico supporre che ci sarebbero subito le file agli sportelli bancomat ed alle banche, i risparmiatori vorrebbero subito portarsi a casa i propri risparmi (la moneta cattiva della Lira, scaccia la moneta buona come l'Euro che sarebbe tesaurizzata da famiglie/imprese) ma ovviamente questo sarebbe loro impedito, gli sportelli bancari resterebbero chiusi e funzionerebbero solo pochi bancomat i quali erogherebbero Lire.
Immaginiamo che durante il periodo di conversione circa 7 giorni di doppio regime valutario, supermercati, benzinai, banche, assicurazioni sarebbero i polmoni che assorbirebbero la cartamoneta Euro con un cambio 1:1 in Lire. Immaginiamo anche che durante il periodo di transizione, l'unica moneta utilizzabile dai correntisti con continuità fosse la monetica (carte di debito, credito, rollover) in quanto le transazioni commerciali sarebbero dei banali dati digitali, quindi da subito potrebbero essere immediatamente valorizzate in Lire senza il problema di dover sostituire la cartamoneta Euro con nuova cartamoneta Lira.
- Immaginiamo per convenzione, che l'intera massa monetaria di cartamoneta/spiccioli Euro presenti in Italia fosse convertita in Lire con un cambio 1:1 quindi sempre per semplicità di conto, assumiamo che sia Lit.1'000
- Ovviamente anche la moneta bancaria è moneta, i saldi dei conti correnti sarebbero convertiti da Euro in Lire con cambio 1:1 e quindi per semplicità assumiamo che tale aggregato sia pari a Lit.4'000 quindi adesso potremmo definire M1=5'000=1'000+4'000 lire.
- Anche il risparmio che è composto da Attività Finanziarie (titoli di Stato, Azioni, Obbligazioni, altri titoli di credito...) sarebbero convertiti da Euro a Lire con un cambio 1:1 e quindi definiamo per semplicità che tale aggregato sia per un totale di Lit.30000. Ne segue che M1 allargata sarebbe pari a circa Lire 35'000=M1+30'000 Lire
La variazione monetaria sarebbe pari a 20'000/M1=20'000/5'000=+400% calcolata su M1
La variazione monetaria sarebbe pari a 20000/M1 allargata=20'000/35'000=+57.14% calcolata su M1 allargata.
Poichè Bankitalia avrebbe fatto una politica espansiva in Lire, dovrebbe poi difendere la Lira sui mercati finanziari, per cui dovrebbe elevare il Tus: ma di quanto dovrebbe crescere il Tus per proteggere la Lira?!
La teoria quantitativa della moneta dice che M*V=P*Q
M=la quantità di moneta presente nel sistema economico, può essere misurata in vario modo conteggiando la cartamoneta e la moneta bancaria, oppure aggiungendovi anche le Attività Finanziarie (M1 allargata)
V=è la velocità di circolazione della moneta, questo parametro non ha un valore costante ma muta a seconda del ciclo economico, in un periodo espansivo la velocità di circolazione cresce, in un periodo recessivo la velocità di circolazione rallenta.
P=è il livello generale dei Prezzi, l'ISTAT lo stima in vario modo con campioni diversi, avendo risultati ovviamente diversi da usarsi per i propri scopi, ma tale informazione è facilmente calcolabile anche dal consumatore nel periodo successivo costruendo un campione di beni che di solito compra.
Q=è la quantità di reddito prodotta in termini REALI nel paese, questo dipende dalla funzione di produzione e dal numero di occupati, quanto dagli investimenti che sono già stati fatti ossia dalla massa di brevetti di cui si può disporre e sopratutto dalla struttura del tessuto economico presente in un paese che determina la capacità di produzione con beni che siano utili e competitivi.
Nel 2015 il dato della crescita del Pil in Italia è stato negativo.
Nel 2016 il dato della crescita del Pil è stato appena positivo.
Nel 2017 le stime sono di un pil galoppante (ma il dato del primo trimestre ISTAT proviene da un campione distorto, in quanto il vero dato del gen-feb-mar-2017 è negativo, infatti in tutta europa ed anche in Italia l'inflazione nel 2017 è cresciuta e non è diminuita, come NON INDICA il campione distorto dell'ISTAT) per cui il dato di crescita REALE del Pil, ossia di Q è molto modesto, analogamente sarà modesta anche la velocità di circolazione della moneta.
Poichè Q e V hanno dinamiche viscose, si può assumere che tali grandezze si muoverebbero più o meno dello stesso valore, per cui ne segue che la relazione matematica M*V=P*Q può essere riscritta come M/P=k da cui dM/dP=k
Un'ingente variazione monetaria, crea inflazione da cause monetarie.
Questo fenomeno economico è noto da tantissimi secoli, fu osservato per la prima volta in Spagna poco dopo il 1492. Piovvero in Spagna larghe quantità d'oro provenienti dal Sud America, tuttavia all'epoca in Spagna il tessuto economico aveva una dimensione artigianale, la sua curva di offerta era rigida, per cui il livello di produzione di selle, spade, cibo, vestiti rimase lo stesso ed essendoci molto più oro in giro per la Spagna, si creò una crescita del livello generale dei prezzi semplicemente perchè c'era più moneta di quanti beni reali si potessero acquistare.
Un secondo tipo d'inflazione nota in economia (che ormai è scomparsa da decenni nei paesi del primo mondo) è l'inflazione da Domanda o Keynesiana. Nel paradigma keynesiano le curve di domanda si suppone che siano elastiche mentre le curve di offerta si suppone che siano rigide. Una crescita della domanda si tramuta in nuovi investimenti e maggiore occupazione, tuttavia da molti decenni nei paesi del primo mondo le curve di domanda sono rigide (perchè i mercati sono saturi) mentre le curve d'offerta sono elastiche (in quanto anche gli artigiani, piccoli imprenditori, aziende marginali hanno imparato a produrre con metodologie Just In Time). Questa è la ragione per cui il paradigma keynesiano, quanto le politiche di finanza funzionale perorate dai politici, in realtà sono bollite e non funzionino più nei paesi del I°mondo, specie in Italia!.
Quindi in soldoni dM/dP=k per cui la variazione monetaria sarebbe pari a
20000/M1=20000/5000=+400% calcolata su M1 mentre la variazione monetaria, sarebbe pari a 20000/M1 allargata=20000/35000=+57.14% se calcolata su M1 allargata.
Dopo il cambio iniziale di Euro 1: Lira 1 assumendo che sul mercato finanziario la Lira fosse quotata con meccanismo Certo per Incerto, quanto varrebbe la Lira dopo un anno?!
L'Euro continuerebbe a valere E1.00 anche dopo un anno essendo moneta a bassa inflazione, ma 1 Lira dopo un anno non varrebbe più una Lira, la Lira si sarebbe svalutata per lo meno del -57% per l'inflazione da cause monetarie al primo anno, ossia una lira dopo un anno, varrebbe 1*(1-0.57)=0.43 lire, di conseguenza occorrerebbero 1/0.43=2.32 lire per acquistare un Euro, con un'inflazione importata del +232%=2.32/1
Inflazione importata: è un'altra fonte d'inflazione che l'Italia dovrebbe subire in quanto il petrolio, il gas, l'energia elettrica comprata dalla Francia in Euro, le materie prime ed i semilavorati, le auto tedesche, i medicinali stranieri e quant'altro di utile per alimentare il sistema economico italiano, dovrebbero essere pagati comprando valuta estera, che nella migliore delle ipotesi causerebbe un'inflazione importata perchè i maggiori costi negli acquisti sarebbero in larga parte scaricati all'interno del sistema economico.
Ci sarebbero investitori esteri disposti ad allocare una parte del loro portafoglio in Lire per diversificare?
No! non ci sarebbero investitori stranieri sani di mente che domanderebbero Lire in quanto l'Italia sarebbe un paese PEONES che al primo anno avrebbe un'inflazione interna del +57% o +400% (se calcolata su M1) mentre dal secondo anno, si dovrebbe aggiungere anche l'inflazione importata per circa +232%. Nessun investitore sano di mente, allocherebbe i propri risparmi comprando titoli di stato italiani o detenendo Attività Finanziarie in Lire, dato che queste subirebbero una fortissima svalutazione e sarebbero cartastraccia, essendo incapaci di mantenere il valore nel tempo.
Per queste ragioni, Bankitalia dovrebbe tenere necessarimente alto il TUS proprio per difendere la Lira sui mercati finanziari, cercando d'invogliare gli investitori stranieri a detenere qualche attività finanziaria in Lire, ma di quanto sarebbe alto il TUS italiano?!
inflazione da cause monetarie: +57%
crescita economica: circa +1%
inflazione importata: +232%
rischio paese: per convenzione circa il 90% dell'inflazione quindi 0.9*(232+57)=+260%
Totale stima a spanna larga TUS=57%+1%+232%+260%=550%
Operai, impiegati, pensionati, disoccupati tutti i soggetti a reddito fisso vedrebbero deteriorarsi rapidamente il proprio salario reale W/P ed è facile dimostrare che se la passerebbero sempre peggio, con un'inflazione per cause monetarie e nel secondo anno inflazione da cause monetarie + inflazione importata.
Lo Stato italiano pesantemente indebitato, sarebbe felice d'avere un'inflazione galoppante, in quanto brucerebbe tutto il proprio debito, trasformandolo in carta straccia!.
Non sarebbero felici le Assicurazioni, Fondi Pensione di categoria e personali i quali vedrebbero le proprie riserve matematiche evaporare rapidamente, perdendo nel tempo valore e non essendo capaci di far fronte ai propri impegni e rischi e cercherebbero di convertire il proprio attivo in beni di rifugio: oro, argento, diamanti, immobili. Oltre ad esserci un mega deficit della bilancia dei pagamenti dato che molti cercherebbero di portare i denari all'estero, così come è stato nei periodi d'alta inflazione durante 1970s
Le aziende italiane che ancora non avessero chiuso, per sopravvivere sarebbero costrette a delocalizzare trasferendo sede legale e stabilimenti dentro l'area Euro e fuori dalla Lira, in quanto in un ambiente ad alta inflazione le aziende chiudono e non possono sopravvivere!. Infatti il costo del denaro che un imprenditore italiano dovrebbe pagare rivolgendosi al sistema bancario (canale indiretto, notoriamente il più usato dagli imprenditori italiani ed anche più costoso fonte di finanziamento rispetto al canale diretto) sarebbe qualcosa come:
inflazione da cause monetarie: +57%
crescita economica: circa +1%
inflazione importata: +232%
rischio paese: per convenzione circa il 90% dell'inflazione quindi 0.9*(232+57)=+260%
rischio di settore: per convensione circa il 90% del TUS quindi 0.9*550=495%
Totale stima a spanna larga PRIME RATE=57%+1%+232%+260%+495%=1045%
- Ovviamente non ci sarebbe nessun imprenditore italiano che sarebbe capace di pagare dei tassi d'interesse galoppanti. Per altro al crescere di "i" s'allungherebbero sino alla fine dei tempi, i giorni di pay back di un investimento rendendolo ad altissimo rischio ed insostenibile, specie producendo prodotti per un mercato saturo.
- A causa dell'alta inflazione, sarebbe precluso agli imprenditori italiani (per altro il tessuto industriale italiana ha in media una dimensione troppo piccola per quotarsi in borsa) anche la via del canale diretto, dato che azioni ed obbligazioni in Lire, non sarebbero capaci di mantenere il loro valore nel tempo.
- L'imprenditore italiano, pur avendo dei beni prezzati in Lire che costerebbero poco in Eurolandia (e teoricamente potrebbe conquistare quote di mercato), di certo sarebbe bloccato nelle esportazioni dai paesi di Fort Euro, con dazi e contingentamenti.
L'Italia infatti quando è entrata nell'Euro aveva promesso che avrebbe dovuto abbassare il debito, Bankitalia convinse i tedeschi che, in prospettiva l'Italia risanando avrebbe esportato risparmio, dato che il debito pubblico ripagato si sarebbe trasformato in un flusso di valore che avrebbe dovuto essere investito in qualcosa, trovando una domanda calante di titoli di stato Italiani.
La realtà è stata l'esatto contrario: non solo l'Italia ha espanso il proprio debito pubblico sfondando ogni record storico in termini assoluti, ma ha anche costretto paesi europei a sottoscrivere parte del debito pubblico italiano, oltre a classare una larga fetta del proprio debito, all'estero.
Qualche mentecatto potrebbe eccepire che avendo la Lira svalutata, l'Italia potrebbe esportare più facilmente in Europa e nel mondo. Tale affermazione è falsa!.
- Se l'Italia uscisse dall'Euro, i titoli di stato italiani emessi e classati all'estero se mantenessero la denominazione in Euro sarebbero costosissimi da pagare, anche a causa delle fluttuazioni del cambio e vanificherebbero rapidamente i vantaggi di poter esportare prodotti italiani a basso prezzo dentro l'area euro.
- Se l'Italia uscisse dall'Euro, i titoli di stato italiani emessi e classati all'estero se non mantenessero la denominazione in Euro, si trasformerebbero in Lire. Sarebbe facile per l'Italia ripagare con carta straccia i propri titoli classati all'estero, ma gli stranieri vedrebbero non solo vaporizzarsi il valore dei titoli di stato che avevano comprato, ma inoltre vedrebbero i propri mercati interni saccheggiati dai prodotti italiani che costerebbero di meno. Ragione per cui, se i titoli di stato italiani classati all'estero fossero ridenominati in Lire, sarebbe certo che per compensare la perdita subita, gli stati stranieri metterebbero dazi e contingentamenti sui prodotti italiani, come ritorsione e per limitare i danni economici.
- Il valore della moneta cinese è per adesso molto bassa ed ha anche cambio fisso, per cui per rendere competitiva la svalutazione della Lira, questa dovrebbe essere così elevata per competere sui prodotti cinesi, che in Italia perderemmo l'uso della moneta!.
La triste realtà è che il contesto delle svalutazioni competitive è un tempo passato e non più ripetibile, anche perchè esistono nel mondo paesi come Cina, Sud Korea, Giappone, Taiwan, tigri asiatiche, India, che producono ottimi prodotti con crescente qualità ed alto valore aggiunto, larghe economie di scala e dimensione, inserendo dei prodotti una crescente presenza di brevetti, in quanto in tali paesi esiste un tessuto economico di grandi aziende che è molto più capace di fare ricerca e sviluppo applicata per ottenere vantaggi competitivi.
In breve tempo quindi in un contesto d'alta inflazione, è molto probabile che oltre ad una rapida accelerazione della desertificazione economica, poi detonerebbero come reazione al deserto economico molti processi socio-istituzionali dissolutivi e disgregativi non reversibili. Vaste aree del paese, cercherebbero di tutelarsi dalla rovina del ritorno alla Lira, cercando di separarsi dall'Italia per rientrare in Fort Euro in modo autonomo, i problemi di ordine pubblico si trasformerebbero rapidamente in problemi di carattere militare!
Probabilmente, sarebbero i paesi dell'Est Europa che dal punto di vista economico trarrebbero più giovamento dall'implosione italiana.
A livello microeconomico, si svilupperebbe un processo che condurrebbe a punti di equilibrio che la macroeconomia definirebbe instabili: con più inflazione e con più disoccupazione e con meno reddito, esattamente come evidenziato da un modello IS-LM o dall'analisi di modello di lungo periodo di Phelps sui sentieri del binomio (inflazione, disoccupazione).
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il Deja Vu delle politiche industriali IRI-EFIM-ITALSTAT non ristorneranno il declino italiano
La parola ai lettori: ITALExit, opportunità di crescita o colpo di grazia?
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