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Riga conference 2013 What is the Strategic Outlook of the EU?

Traduzione in italiano, per gli utenti italiani non dotati di skills linguistici in inglese, della conferenza online di YouTube denominata: Riga conference 2013 What is the Strategic Outlook of the EU?

  • Quale é la prospettiva strategica dell'Europa nel cambiamento dell'ordine globale quando l'Ovest osserva nuovi trends?!
  • Una discussione sulla strategia dell'Europa che propone alcune idee che dovrebbero essere considerate?!
  • La UE é sufficiente reattiva alle emergenti scommesse?!
  • Quali sono le attuali tematiche che non sono state gestite e che invece dovrebbero esserlo?!
  • Che cosa si puo' dire sulla visione strategica di lungo periodo dell'Europa negli anni a venire?!
  • La NATO sta implementando una nuova concezione strategica, che cosa sta facendo la UE?!
Dell'interessante conferenza di 4 anni fa, tutte le tematiche trattate sono ancora aperte, ed é rilevante notare che tra i panellisti non c'é nemmeno un italiano!.

Toomas Hendrik Ilves, President of Estonia
Radosław Sikorski, Foreign Minister of Poland
Carl Bildt, Minister for Foreign Affairs of Sweden
Celeste A. Wallender, Associate Professor and Director, Global Governance, Politics, and Security Program School of International Service at the American University, United States of America
Moderator: Petra Pinzler, European Correspondent, Die Zeit, Germany

Sicuramente la parte più interessante della conferenza sono gli atti della Conferenza, liberamente scaricabili, in cui il Marshall Fund propose quattro scenari di lungo periodo per l'Europa.

Riga conference papers 2013 PDF - 4 scenarios for Europe-


Frammentazione
L'Unione Europea si muove verso la disintegrazione, numerosi default finanziari ed uscite dall'eurozona fanno detonare un processo di frammentazione. Nessuno dei candidati ad entrare nell'Eurozona si aggiunge alla comunità, la sorveglianza ed il coordinamento macroeconomico e fiscale europeo e le loro istituzioni diventano più deboli, bloccate da malcontenti e fermenti interni ai paesi europei. Il costo del finanziamento dei debiti sovrani é crescente e diventa possibile solo in pochi paesi europei. Molti paesi europei fanno default finanziario fallendo i loro obiettivi fiscali e di controllo del debito. Il tasso di crescita declina in tutti gli stati europei, cresce la disoccupazione, crescono i partiti populisti ed anti-europeisti.

Parziale Frammentazione, nuova complessità in Europa
L'europa si muove verso una policentricità e multiple direzioni europee emergono. La Grecia ed un'altra nazione europea dell'area mediterranea fanno default. La maggioranza dei candidati ad entrare nella UE non si aggregano, la Gran Bretagna lascia la UE e decade il concetto dell'impossibilità di uscita dalla UE che però non si frammenta completamente. I controllo finanziari e macroeconomici della UE sono stringenti, l'unione bancaria é completata ma emerge una rete di autorità e non un sistema centralistico. Il costo del servizio dei debiti sovrani si abbassa al minimo, mentre i paesi periferici alla UE vedono crescere esponenzialmente i costo del loro servizio del debito e non ci sono debiti comunitari. Nel medio termine nell'Eurozona si stabilizza il costo ed il trend dei debiti pubblici, mentre nei paesi che hanno lasciato la UE i debiti sono rinominati in una nuova moneta locale. I paesi usciti dall'euro cadono una una crisi economica ma nel medio termine la svalutazione e l'accesso al mercato unico, aumenta la competitività delle merci generando un forte recupero. I movimenti anti-europei continuano ad essere popolari e rimane alta l'insicurezza sociale in europa.

Integrazione parziale, più Europa passo dopo passo.
La crisi europea viene gestita ottenendo una maggiore coordinazione e più integrazione europea, con una migliore sorveglianza, non ci sono crisi finanziarie o default tra i membri UE anche se tali rischi persistono. Solo pochi dei candidati all'ingresso della UE si aggiungono alla comunità europea, sono incrementati i controlli macroeconomici e la BCE continua ad intervenire con larghe politiche monetarie espansive. L'unione bancaria é ultimata, ma persiste nel mercato un reticolo di competenze nazionali e solo una parte del mercato é accentrata sotto il controllo BCE. Il costo del finanziamento dei debiti sovrani rimane moderato, ma non esistono bond europei, nel medio termine la traiettoria fiscale tra i membri UE diverge. I tassi di crescita nella UE divergono: tra zero e valori positivi moderati, persiste un alto tasso di disoccupazione europea. I sentimenti anti-europeisti alimentati dalla carenze di opportunità economiche provocano insicurezza sociale, i movimenti anti-europeisti diventano popolari.

Piena Integrazione, un'unione rilanciata.
L'unione economica e monetaria é completata e la UE rimane aperta a nuovi paesi che vogliono unirsi. Non ci sono disordini finanziari e default tra i membri UE, non ci sono uscite dall'Eurozona ed 8 dei 10 candidati UE, entrano nella comunità europea. I controlli macroeconomici e fiscali della UE sono stretti, nascono almeno parzialmente gli Eurobonds ed una parziale condivisione dei debiti sovrani tra i paesi membri. Il costo del servizio dei debiti sovrani converge nel medio periodo al ribasso nonostante i diversi ratings. La crescita economica ritorna e nel medio periodo il tasso di disoccupazione diminuisce. I miglioramenti economici sgonfiano i movimenti populisti anti-europeisti, si alimenta un processo positivo verso una crescente unione europea che non ha sentimenti negativi nella popolazione.

Critiche agli atti del convegno.
Non si contemplano gli impatti da Climate Change nel lungo periodo nei decenni 2020s-2030s-2040s-2050s


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