Passa ai contenuti principali

preUFOCAT ripropone il tema degli UFO nel passato

ATTENZIONE:
Quanto scritto in questo post non è stato scritto da me, è la sintesi & copincollo di alcuni casi più significativi, di quanto liberamente rintracciabile presso:


1950 
L'argomento dei cosiddetti “Ufo nel passato” è una tradizione della letteratura ufologica, fin dai primordi all’inizio degli Anni 50. Già il primissimo libro sui dischi volanti, pubblicato da Donald Keyhoe nel 1950, raccoglieva in un apposito capitolo diverse osservazioni di strani oggetti volanti circolari nei decenni precedenti al “primo avvistamento UFO” nel 1947.

Altri autori di quel periodo (in particolare Desmond Leslie e Harold Wilkins, che costituirono poi la base di molte citazioni di terza mano) saccheggiarono in particolare le opere di Charles Fort (Charles Fort fu un precursore dell’ufologia che nei primi decenni del ‘900 pubblicò quattro libri pieni zeppi di fatti e notizie strani o insoliti) spingendosi poi a riesumare anche antiche cronache di fenomeni celesti osservati nei secoli precedenti, nell’intento di dimostrare che i moderni “dischi volanti” non potevano essere prodotti (sia pur segreti e d’avanguardia) della tecnologia contemporanea, e quindi non potevano che essere di provenienza extraterrestre.
1960
Questo filone produsse poi dagli Anni 60 testi monografici dedicati agli “UFO nel passato”, spesso opera di eruditi (alcuni esempi fra tanti: il francese Paul Misraki e gli inglesi W. R. Drake e B. Le Poer Trench) che setacciarono i testi classici e le antiche cronache alla ricerca di prodigi ed apparizioni celesti, da ricondurre alla nozione di “dischi volanti ante litteram”, con la nascita di un ambito di studi parallelo all’ufologia: la “clipeologia”. Il neologismo “clipeologia” venne coniato proprio in Italia, alla fine degli Anni 50, prendendo spunto dalla descrizione di clipei ardentes -scudi infuocati- visti nei cieli dell’antica Roma.

Con un curioso parallelo con quello che si ripeterà poi anche per i crop circles, alla fine degli Anni 60 si verificò un ribaltamento di prospettiva, innescato dal libro di Jacques Vallée "Passport to Magonia" che segna la nascita della cosiddetta “ipotesi parafisica” (non visitatori dallo spazio ma la presenza di un’altra realtà parallela alla nostra) proprio appoggiandosi alle rilevanti congruenze tra i moderni incontri ravvicinati e gli antichi incontri con l’Altrove (divinità, ma anche demoni, Madonne, folletti ed elementali, riportati nel folklore popolare, dalle tradizioni celtiche alle cronache medioevali degli inviati dal reame aereo di Magonia).

Per non dire della deriva psichica (John Michell) e infine psico-sociologica (Bertrand Méheust), che dai medesimi dati argomentava piuttosto sulla natura simbolica e ricorrente dell’immagine UFO in un vero e proprio folklore contemporaneo, che al sabba delle streghe e alla trance degli sciamani ha sostituito i rapimenti alieni.

Gran parte della letteratura sui fenomeni pre-ufologici ha però sofferto di consistenti problemi metodologici. Primo fra tutti è stato (ed ancora spesso è) l’atteggiamento aneddotico, che si limita a riportare qua e là brevi citazioni (quasi sempre di seconda o terza mano) di racconti più o meno antichi che presentano superficiali somiglianze con eventi ufologici moderni, senza preoccuparsi di verificarne la fonte, tanto per incuriosire o stupire il lettore. Più sottile, ma non meno importante, è il disinteresse (o la mera ignoranza) per qualsiasi cautela filologica,così che si è spesso fatto ricorso a citazioni decontestualizzate, ovvero estrapolate dal loro contesto così da renderle non più comprensibili e forzatamente anomale. A volte, per certi autori, più che di scarsa scrupolosità si deve parlare di vere e proprie deformazioni dei dati riportati in maniera lacunosa o viceversa arricchiti di dettagli inesistenti nelle fonti d’epoca. Ci sia concesso stendere qui un pietoso velo su uno scrittore italiano (Alberto Fenoglio) che in questo ambito specifico è ormai considerato sinonimo di panzane inventate di sana pianta.
1970
L’emergere (a metà degli Anni 70) di un filone critico all’interno dell’ufologia europea ha naturalmente riguardato anche la tematica dei pre-UFO. Vanno in particolare ricordati due studiosi belgi: Michel Bougard e Christian Piens i quali hanno scritto libri in cui, oltre a catalogare sistematicamente la casistica di questo tipo, si è cercato di risalire alle fonti originali, riscontrando non poche volte la non corrispondenza di quanto pubblicato nella letteratura ufologica tradizionale. Un altro autore che ha eseguito una revisione critica della casistica del passato remoto è stato il romeno Ion Hobana, il cui lavoro è rimasto ingiustamente penalizzato dalla limitazione linguistica che non ne ha consentito la circolazione fuori dai confini del suo paese.
1980
Un approccio del tutto innovativo, che merita di essere segnalato, è stato invece negli Anni 80 la costituzione in Francia di un’Association pour l’Investigation Historique des Phénomènes Insolites (AIHPI), animata da Gilles Durand e Thierry Rocher, con un’impostazione epistemologica centrata sulla correttezza filologica e quindi sul recupero e l’utilizzo di fonti originali, riprodotte integralmente nel notiziario Siècles des lumières (incorporato nell’Annuaire du CIGU, 1985-1988).

2000
Per completezza va ancora menzionato il tentativo (di breve durata: un solo numero nel 1998) di un periodico specializzato (Le Foo Fighter) da parte del francese Richard Nolane, che sul tema aveva già anche scritto un libro (di impianto peraltro tradizionalista ETH) ed ha poi avviato nel 2000 su Internet una lista telematica (Magonie) ben presto però sviatasi dalla tematica specifica.

Il principale sviluppo recente è stato la creazione nel 2003 di un gruppo telematico internazionale (Magonia Exchange), ad opera di Chris Aubeck, uno studioso inglese che vive e lavora in Spagna. L’utilizzo di risorse e strumenti telematici è stato per la prima volta applicato ad un lavoro condiviso di raccolta, archiviazione e condivisione di fonti primarie relative ad
osservazioni di fenomeni pre-ufologici, con un effetto moltiplicatore degli sforzi di ciascuno degli studiosi (alcune decine) che partecipano al collettivo in maniera altruistica e sinergica, ciascuno mettendo tutto il proprio archivio a disposizione di tutti.

E’ appena il caso di precisare che a questo gruppo hanno partecipato attivamente fin dall’inizio diversi soci del Centro Italiano Studi Ufologici. Dopo sette anni di impressionante raccolta, lavorando a quattro mani con lo stesso Jacques Vallée, Aubeck ha selezionato e riepilogato i 500 casi più interessanti e intriganti, presentandoli in un voluminoso libro che costituirà da oggi in poi il punto di riferimento per qualsiasi studio dedicato a quelli che noi chiamiamo Pre-UFO [ ... ]
A differenza di altri lavori catalografici relativi alla casistica del XX secolo, per il PreUfoCat si sono posti problemi particolari, relativamente alla definizione e delimitazione dello stesso oggetto di raccolta.

Un primo problema riguarda la definizione di UFO (in questo caso, di PreUfo). L’usuale accezione di oggetto o fenomeno (aereo) non identificato dall’osservatore deve essere diversamente calibrata, per quel che riguarda i secoli precedenti il 1900.

In epoca antica, qualsiasi apparizione celeste insolita poteva essere considerata un prodigio e in questa categoria troviamo bolidi, comete ed altri fenomeni meteorici o astronomici che in tempi più vicini a noi hanno trovato una loro spiegazione razionale e una collocazione nella normalità. La scelta di quali fenomeni aerei continuare a considerare insoliti, e quindi in qualche modo comparabili alla casistica ufologica contemporanea, presenta indubbi profili di soggettività.

Analogamente, un certo numero di fenomeni ed esperienze sono stati fatti rientrare (dai testimoni o dai cronachisti) in un ambito di apparizioni religiose, dapprima in un ambito pagano ma poi soprattutto all’interno dell’immaginario della tradizione cristiana. Sarebbe pretestuoso (come alcuni hanno peraltro fatto in passato) considerare tutte le apparizioni mariane come se fossero Incontri del Terzo Tipo ante litteram, ma è peraltro indubbio che alcune di esse presentano
interessanti analogie con tale parte della casistica ufologica, riproponendo l’annosa questione della rilevanza del contesto culturale.

Un secondo problema riguarda l’ambito territoriale da considerare. L’Italia come nazione moderna si è costituita solo 150 anni fa (periodo che quindi comprende solo gli ultimi 40 anni di questo catalogo), ma la nozione geografica risale effettivamente ai primi secoli avanti Cristo e quindi è proprio dalle cronache dell’antica Roma che il PreUfoCat prende le mosse.
Nei 27 secoli così considerati, i confini di quella che era chiamata Italia si sono modificati più volte, così che ne hanno fatto parte territori che oggi sono inclusi in altre nazioni. In prima approssimazione, questo catalogo raccoglie le osservazioni con una certa ampiezza di nozione geografica.

La casistica raccolta nel PreUfoCat copre un arco temporale di oltre 2.700 anni. In questo ampio intervallo, il contesto culturale è cambiato più volte ed è evidente che le stesse fonti documentarie (spaziando dalle cronache dell’antica Roma fino alle riviste astronomiche di fine ‘800) presentano un’enorme eterogeneità di stili, mentalità, conoscenze filosofiche e scientifiche, finalità, contesti filologici.

Lo stesso concetto di realtà, la visione dell’universo e dell’uomo rispetto alla divinità,ai fenomeni celesti, all’antinomia soggettivo-oggettivo dell’esperienza osservativa: sono tutti concetti che si sono modificati radicalmente, più di una
volta e in più direzioni diverse.

Sarebbe quindi ingenuo ed errato pretendere di interpretare tutto questo coacervo di osservazioni con gli occhiali di noi figli dell’era spaziale (che ha portato non pochi a voler vedere “interventi extraterrestri” in ogni passaggio del nostro passato), non diversamente da chi lo facesse con l’ottica religiosa (tipica dei nostri progenitori, ma tutt’altro che scomparsa) di prodigi e segni o segnali divini della fine dei tempi.

Per questi motivi, nel corso della redazione del volume di Torre si è deciso, per spezzare la sequenza ininterrotta di un migliaio di resoconti sparsi su oltre due millenni e mezzo, di suddividere il tutto in sei capitoli, seguendo la medesima ripartizione utilizzata da Aubeck e Vallée nel proprio recente volume (basata su un’ottica storico-culturale euro-centrica):
  • una prima parte riguarda l’antichità più remota, ovvero l’evo antico e la prima parte del medioevo (dal 700 a.C. fino all’anno 1000 d.C.), un periodo nel quale cronaca e religione, conoscenza della natura e superstizione (o magia), si sovrappongono nei racconti che ci sono stati tramandati relativamente a fenomeni aerei insoliti;
  • un secondo capitolo raccoglie invece le segnalazioni che vanno dal 1000 al 1500 d.C., ovvero il basso medioevo, con i suoi viaggi ed esplorazioni, l’incontro/scontro tra Europa e Islam, la rinascita di una scienza rudimentale, le prime università, una cronachistica sempre più fattuale;
  • il XVI secolo (1500-1600) è il periodo del Rinascimento, dell’espansione europea verso le Americhe, della riforma protestante, di una crescente attenzione ai fenomeni della natura;
  • il XVII secolo (1600-1700) vede la crescente emancipazione dalla religione e il consolidarsi in forma moderna di astronomia, fisica, matematica, medicina, filosofia, con la nascita delle primissime società e riviste scientifiche;
  • il XVIII secolo (1700-1800) è quello dell’Illuminismo, dello studio razio nale delle meteore, delle ricerche sulla natura dei fulmini, delle osservazioni astronomiche sistematiche e (per quel che ci riguarda qui) di una cronachistica scrupolosa sui fenomeni celesti anche anomali;
  • il XIX secolo (1800-1900) vede l’effetto della rivoluzione industriale sull’avanzamento delle scienze naturali, e il pensiero scientifico si impone fino a culminare nel razionalismo di fine secolo, mentre la tecnologia passa dall’aerostatica ai prodromi dell’aeronautica.
Anche se il catalogo è nato e si è sviluppato come relativo a specifici eventi, il curatore si è concesso qualche licenza includendo un paio di reperti archeologici e qualche leggenda locale cui mal si adatta il concetto di “caso” (dotato del triplice requisito di data, luogo, testimoni).

Più frequente è invece l’inserimento di alcune apparizioni (soprattutto religiose) e di fenomeni para-ufologici che a rigore non sarebbero propriamente inquadrabili in un contesto ufologico in senso stretto, ma che spesso sono stati citati o riportati nella letteratura ufologica.

Al momento del completamento della prima stesura, il PreUfoCat raccoglieva complessivamente 952 casi (numerati in ordine cronologico) ma, come per qualsiasi lavoro di raccolta perennemente in fieri, mentre proseguiva il lavoro editoriale di impaginazione e correzione il curatore ha raccolto e catalogato alcune nuove segnalazioni, che hanno portato così il totale quasi a quota-1000. Questi nuovi casi sono raccolti in un’apposita appendice.
In conclusione, ci sia concesso riportare alla riflessione dei nostri lettori le considerazioni conclusive con le quali Aubeck e Vallée riassumono il frutto della raccolta internazionale di documentazione sugli “UFO del passato”.
  1. Nel corso di tutta la storia, fenomeni sconosciuti variamente descritti come prodigi o meraviglie celesti hanno avuto un forte impatto sui sensi e sull’immaginazione di chi li ha osservati e testimoniati.
  2. Ogni epoca ha interpretato questi fenomeni nei propri termini, spesso in un contesto specifico (religioso o politico), e ciascuno ha proiettato la propria visione del mondo, le proprie paure, fantasie e speranze su quello che vedeva in cielo.
  3. Anche se molti particolari di questi eventi sono stati dimenticati o nascosti, il loro impatto ha forgiato la civiltà umana in modi importanti.
  4. Le lezioni che possiamo trarre da questi casi antichi possono essere utilmente applicate all’intero spettro di fenomeni aerei che vengono ancora riportati e che restano inspiegati dalla scienza contemporanea.
[ ... ]

Argomenti Correlati